Percorsi visivi come cura per le fragilità umane
E te ne farò dono è la mostra personale di Luciana Aironi
ospitata da Spazio e Movimento dal 30 settembre al 14 ottobre 2023.
Curatela e testo critico sono di Ivana Salis, fotografie di Massimiliano Frau
e progetto grafico di Alice Agus.
Luciana Aironi propone per questa sua prima mostra personale a Cagliari delle opere che portano nella loro stessa fattura il principio della salvezza. Senza indietreggiare, con coraggio di fronte alle contraddizioni del presente, esplora, con una lucida pratica sciamanica, di cui è simbolo il pesce, gli stati del male, fisico e sociale. Perché l’uomo è una parte del tutto, dell’Universo, ma in questa Terra disarmonica, si ritrova disperso. E allora, come nel romanzo di Erri De Luca “I pesci non chiudono gli occhi” affronta i cambiamenti del tempo, senza indugiare, ma con la voglia di trovare nuovi percorsi.
Le opere presentate, tutte concepite come parti di diverse serie aperte, sono realizzate partendo dalla tecnica artigianale del taglio e cucito: immaginare con la mente e creare con le mani nuove vite dentro nuovi mondi. In associazione, la pittura e la linoleografia si compongono sulla tela e su un supporto di plastica, cellulosa e nitrato d’argento, che nel corso della storia ha avuto largo uso in campo fotografico e medico con la radiografia. A intuire le possibilità delle metamorfosi insite in questo particolare supporto fu un dadaista e surrealista come Man Ray. È un dato di estremo interesse che Aironi abbia scelto questo tipo di materiale, testimone di vicende legate all’infinito mistero tra la vita e la morte, ormai sostituito dal digitale e diventato oggetto di recupero.
Esplorare le evoluzioni interne del nostro corpo è un atto che dall’indagine scientifica muta in pratica rituale, quando a intervenire è il gesto creativo, trasformativo. Aironi porta avanti questa profonda ricerca, viaggiando dentro il corpo umano, per incontrarne le fragilità e curarle, con un filo che unisce le fasi del tempo, di un passato e di un presente che conduce a rinnovati equilibri.
La poesia “La cura” di Franco Battiato ha ispirato il cuore aperto di questa mostra, trasformando dei versi nei titoli di alcune opere. L’immagine nascosta del corpo, indagata alla ricerca della causa del suo malessere, si libera di se stessa e diventa insieme di simboli che portano alla rinascita. In questa operazione troviamo il senso del fare dell’artista. Il suo dono.
Nelle opere della serie “Arcipelago”, dove le lastre divengono sagome di cartamodello, c’è un particolare rimando tra le necessità interiori ed esteriori del corpo. Le forme del pantalone, delle maniche, del colletto, del gilet, formano terre emerse, come isole, con grandi canali di navigazione. È l’allegoria del viaggio mistico.
L’anima più sociale e politica dell’artista si ritrova nella serie “Le tasche piene di”, di cui fanno parte opere di protesta, critica aperta, impegno. Sono diversi i rimandi ai fatti che l’artista ritiene aberranti, trattati in base alle circostanze con ironia o con misericordia, come la guerra, la violenza, l’egoismo ed egocentrismo, la povertà. Mostrando anche in queste opere la sua capacità di vedere una seconda via, vi associa i segni legati alla rinascita e alla prosperità, come le piume di pavone e i pesci rossi.
Ivana Salis
